Al piffero d'estate — videogiochi e dintorni
Una dichiarazione d'intenti all'insegna del riciclo
Da tempo voglio usare la newsletter per scrivere d’altro. Fra questo altro, volevo scrivere di videogiochi.
Non ho avuto, a dire il vero, un rapporto lineare con questo passatempo (non pesco il termine a caso): ne sono stato attratto molto e molto presto, da un lato; dall’altro hanno remato contro l’impossibilità, da sempre, di stare al passo da un punto di vista tecnologico (condizione per cui trovai una mia dimensione come retrogamer, per un periodo) e l’essere tirato da altri interessi, laddove i videogiochi sono classicamente molto impegnativi in termini di tempo. Mi piace sempre però vederli, provarli, assaporarli; spesso in gioventù ho giocato compulsivamente o fatto orari antelucani. Come tanti, ho ridotto drasticamente il tempo da dedicare loro con l’avanzare dell’età; non tanto però con l’avanzare delle responsabilità, non avendone di molto più impellenti di prima: si è trattato più di un graduale prevalere di altre, più sentite passioni (e almeno una, a questo punto, l’avete ben presente anche se non mi conoscete).
Arrivando a oggi, la corsa alla tecnologia ha perso di peso, ma mi assillerebbe meno di un tempo comunque; rimango capace di apprezzare i videogiochi anche lungo sessioni intense ma li abbandono del tutto per periodi estesi (le due cose non sono in contrasto, anzi, è staccandosene continuamente che risultano di nuovo godibili); e di “stare sul pezzo” non mi cale più granché, se non altro per una percezione generale di un ambiente più asfittico laddove non è più frammentato. Non sono diventato più “casual”; al contrario, i miei gusti si sono assottigliati e definiti molto (ho un pallino dei roguelite abbastanza spiccato, per esempio); o forse lo sono di più per davvero, se la sola console contemporanea che mi attrae almeno un po’ è il Nintendo Switch. Ma in realtà questo problema definitorio non mi interessa proprio; non mi sento nemmeno più parte della community, ammesso di essermici mai sentito.
Tutte queste considerazioni ne incontrano un’altra: è estate e le visualizzazioni calano; in più ho ancora difficoltà a ingranare con questa impresa scrittoria e mi piacerebbe poter uscire in modo più consistente e rilassato — insomma, penso che forse mi sentirei più tranquillo con una piccola coda di post pronti.
Pensavo allora a cose di videogiochi che scrissi negli anni per un paio di siti, e a come non tutte mi spiacciono, e a come vorrei salvarmene qualcuna ora che la mia attività di scribacchino è solista. E quindi, ve ne proporrò un po’ lungo l’estate, mentre scrivo tranquillo in preparazione del dopo — o almeno, questa è l’intenzione.
In genere si tratta di recensioni, anche piuttosto estese: un formato con cui sono cresciuto ma che, in accordo con altri, non credo abbia più senso oggi; spesso però trattai anticaglie, e allora il tutto ha più il gusto della retrospettiva. Oggi non scriverei più di videogiochi in quel modo, e la mia prosa era persino più convoluta dell’attuale. Ma con tutto ciò, sono cose che trovo abbiano avuto un perché al tempo loro, e mi piace riproporle.
Ah, c’è anche una recensione cinematografica — e lì sono un po’ più casualone in senso proprio, temo; chissà se non fare en plein e scrivere anche di quello. È un’altra idea sul tavolo, assieme ad altre ancora.
Fornirò sempre i link ai pezzi originali ma mi riserverò il diritto di proporne una versione rivista se ritengo sia il caso, con l’intenzione comunque di fare solo interventi piccoli e cosmetici. A presto e buona estate.
Mi sembra un ottimo modo per fornire qualche aggiornamento nei mesi più odiosi dell'anno, in cui sarebbe un peccato spendere energie in lunghi post nuovi pronti a finire nel dimenticatoio della calura: è vero che coi dispositivi mobili non è la più stessa tragedia degli "anni del blogging", in cui a luglio-agosto vedevi finire il counter sottozero (unica cosa a farlo in quel periodo), ma tant'è...
Dai, mega-curioso, nella proliferazione di opinioni sui videogiochi mi piacerebbe leggere qualcosa che non sia il solito esercizio di cavalcare l’hype. Presa bene.