Dischi '22 #10: Eoghan Ó Ceannabháin & Ultan O'Brien; Doran; Tone of Voice Orchestra; Minyo Crusaders & Frente Cumbiero
Tante voci debuttanti in tanti contesti e generi mescolati per l'ultimo post prima delle vacanze
Solas an Lae / The Light of the Day - Eoghan Ó Ceannabháin & Ultan O'Brien (2020)
Disco di debutto per questo duo ibernico composto di cantante (Eoghan) e violinista (Ultan), con aggiunte rumoristiche e di bordoni a cura di Nick Turner. Lo scopo dichiarato è quello dell’esplorazione della parentela tra i due timbri, quello della voce e quello del violino, attraverso un repertorio per lo più tradizionale. L’esecuzione è quella scabra e terrosa dei sempre-siano-lodati-e-sempre-da-me-citati Lankum, ma con voce più impostata, un approccio più delicato e meno voglia di fare casino. Il risultato non è accessibilissimo, e forse non è il genere di cosa che consiglierei a chi vuole iniziarsi al genere, ma è dotato di un fascino discreto, insinuante, che lascia il ricordo vago di qualcosa di lontano e bellissimo. Uscito nel 2020 e non ho idea di come io l’abbia mancato a suo tempo.
Ah, si possono anche chiamare Eoghan & Ultan che si fa prima.
Doran - Doran (2021)
Altro debutto, stavolta di un quartetto di cosiddetto freak folk per lo più vocale dall’area di Washington. Due coppie per tre voci femminili e una maschile e un repertorio che rimanda agli Appalachi certo, ma senza disdegnare armonie dell’Europa orientale, per un risultato ricercatamente eerie. Arrangiamenti semplicissimi e ottimi impasti delle voci danno voce a qualcosa di più suggestivo che ricercato, forse, di archetipale ma anche a tratti un po’ ingenuo; comunque un risultato che promette bene per un futuro di dischi ideali per inquietare i vostri amici meno avvezzi.
Come nota di colore, il disco esce per l’etichetta indipendete Spinster, cioè “zitella”, di area femminista radicale - ma posso dire a ragion udita che il disco è assolutamente godibile anche dai reazionari.
Tone of Voice Orchestra - Tone of Voice Orchestra (2022)
I danesi non sono quelli che gli Aqua vi hanno fatto credere, sono matti come cavalli e io li adoro. Qui abbiamo il debutto - un altro, sì; giuro che è una coincidenza - di un nutrito ensemble che fa capo al sassofonista Fredrik Lundin e alla cantante Trinelise Væring (contralto, quindi massima fiducia), già con carriera propria avviata. L’idea è quella di raccogliere musicisti da tutta la Scandinavia per scatenarsi insieme, con tutta la strumentazione desiderabile - il misto di strumenti folk e jazz-soul mi rimanda, al netto di violini e ghironda, ai mitici Moving Hearts, se la cosa ha senso - a sostegno di un quartetto vocale ultrapulito e di un incontro tra soul e tutto il folk d’Europa o giù di lì. Il risultato è variegatissimo, magari più un divertimento tra musicisti esperti che il tentativo di fare un classico, ma con un piglio sorprendentemente pop e accattivante, sempre molto consapevole e facile nel senso migliore (con tanto di missaggi ridotti per i singoli, come si faceva una volta). Mettetelo a una festa, così gli amici di cui dicevo prima si incuriosiscono e vi vogliono bene di nuovo. Una delle mie personali vere scoperte di quest’anno.
[EP] Minyo Crusaders and Frente Cumbiero present MINYO CUMBIERO - Minyo Crusaders & Frente Cumbiero (2020)
Il gruppo giapponese Minyo Crusaders, che porta in tutto il mondo tradizionali nipponici in salsa latina, collabora coi Frente Cumbiero colombiani, assi della cumbia (una musica da ballo di coppia colombiana, appunto) per un misto di dub giapponese, poliritmie e ottoni squassanti così folle che non posso tollerare un giorno di più di tenervene all’oscuro. Siate lieti, non abbiate paura, e guardate al futuro col cuore che vi balza in petto pensando che questo mondo, questa perla azzurra bellissima è il luogo in cui si fanno dischi così e li pubblicano.