Dischi '22 #3: The Dead South; Toundra; Old Salt; Talisk
Bluegrass da qui a lì, metal a Madrid, sempre Caledonia ma di passaggio in India
[Doppio EP] Easy Listening For Jerks, Pt. 1 & 2 - The Dead South
La meticcissima & potentissima formazione bluegrass dal Saskatchewan - che è appunto a sud, lo sanno tutti - pubblica un doppio dalla grafica d'epoca, pieno di tradizionali e cover eseguite al fulmicotone, con tanto brio e variazioncine armoniche (in direzione del minore, altrimenti non ci divertiamo) che ne fanno una perfetta applicazione della tante volte enunciata Regola d'Oro del Bluegrass - la regola da me enunciata per cui “ogni pezzo pop, rock e all’intersezione dei due raggiunge il suo pieno potenziale una volta rifatto bluegrass”.
Si segnalano in particolare la desolazione di You Are My Sunshine, la sconcertante People Are Strange dei Doors e un vero colpo alla nuca con Chop Suey dei System of a Down (!). La promessa contenuta nel titolo è pienamente mantenuta, dato che la collezione è assolutamente godibile e che, se ve la consiglio io, di sicuro va bene per gli stronzi.
Hex - Toundra
Man mano che la senescenza interiore che mi accompagna da che ho memoria tende a inacidire, mi è divenuto impossibile ascoltare con piacere la stragrande maggioranza di ciò che è ascrivibile al metal. Tra le pochissime eccezioni che mi concedo ogni tanto c'è un po' di post metal strumentale specialmente da paesi latini, come quello dei Toundra di Madrid, tornati giusto quest'anno. Per qualche ragione loro - assieme ad altri simili, come i brasiliani Labirinto - riescono a lasciarmi andare sulla loro altalena di registri, perché trovo che sappiano variare senza sconfinare nel kitsch, nella muzak, nel patetico o nell'eccessivo, che è come variabilmente, appunto, tende ad arrivarmi il metal nel complesso, e specialmente quello più blasonato. Va così.
Comunque - e fermo restando che il primo trittico resta insuperato - se il precedente concept album sul Gabinetto del dottor Caligari mi parve a suo tempo, come dire, un po' un pacco, qui il gruppo riprende le redini, specie della suite (orpo, da quanto non lo dicevo) di apertura El Odio. Se vi piacciono i pestoni e cercate qualcosa di un po' più esotico, date un'orecchiata.
[EP] Live in Room 13 - Old Salt
Voi non lo sapevate! Ma esiste una scena eurobluegrass, che ha tra i massimi esponenti gli Old Salt, di stanza a Gand ma di formazione internazionale (mi è sempre parso ovvio che per unire le genti non c'è di meglio che le canzoni di dramma e sangue eseguite in velocità, eppure va ancora spiegato, boh, io non lo so). In questa tornata salgono sul treno del live "da lockdown" a tema separazione e isolamento, con una raccolta di brani storici esplosiva. La formazione, estremamente variabile, vede qui il contrabbasso della fiamminga Lara Rosseel rimpiazzare del tutto il cello del francese Toby Kuhn, impegnato con Hanna James a portare in giro il favoloso Sleeping Spirals (uno dei pezzi da 90 dell'anno passato, senza dubbio). Tra le esecuzioni spicca quella tutta pause e riprese di St James Infirmary Blues, con cui non si sbaglia mai. Divertitevi.
Dawn - Talisk
Nuova uscita del trio folk caledone che fa capo a Mohsen Amini, la concertina più veloce d'India e d'Europa e fors'anche del West, che nelle sue mani d'oro sembra dover prendere fuoco da un momento all'altro. La proposta è quella di un folk strumentale molto ritmato, veloce e preciso e con un afflato che definirei "da Gen Z", arioso, sospeso e vagamente futuribile (Se guardate la copertina, la corrispondenza è perfetta). Non è francamente del tutto la mia tazza di tè, dopo un ascolto prolungato mi stucco e resto con la voglia di qualcosa di più terrigno e carico, ma sono un gruppo di punta della scena attuale e sulla bravura non si discute; la segnalazione è quindi d'uopo.
Anche per stavolta è tutto, alla prossima quando finirò con le cose già pubblicate!