Bene, coi ripescaggi per l’estate ho finito, settembre è sempre foriero di ansie e soprattutto per questo è bene ripartire. Ho pensato a un po’ di cose, quindi faccio un editoriale.
Innanzitutto, un bilancio dei ripescaggi: inesorabilmente il riscontro è diminuito, in seguito sia alla stagione che a un cambio di temi così repentino. Non nella misura in cui credevo però; è andata meglio. Se gli iscritti rimangono pochi, ho riscontrato, attraverso le condivisioni delle nuove uscite su Facebook, che ho un seguito proveniente da lì; da persone che avevo nei contatti sulla scorta del comune interesse per i videogiochi, le quali non si iscrivono ma seguono e mi fanno tanti complimenti, del che li ringrazio. Sta bene e mi fa piacere, basta saperlo.
Visto il riscontro comunque lusinghiero, si è rafforzata l’idea di dedicare qualche uscita della newsletter ai videogiochi anche in futuro. Non ho un piano preciso al riguardo, per due ragioni: non sono più un giocatore molto assiduo, ammesso che lo sia mai stato dopo l’adolescenza; e non saprei che taglio dare ai pezzi, visto che non mi va più di recensire giochi e considero desueto il genere stesso della recensione videoludica. Ho una bozza da parecchio tempo, magari parto da lì. L’argomento? È un segreto.
La singola recensione cinematografica, su The Secret of Kells, è stata ben ricevuta; ma il mio invito a farmi sapere se proseguire con qualcosa su questa falsariga è caduto nel vuoto: immagino che andrò a umore. Al riguardo mi si è delineato un solo intento in modo chiaro: se mai scriverò di un film mainstream sarà sempre a bocce ferme, a polemiche esaurite; l’estenuazione datami dal Barbienheimer o come si chiama mi ha convinto della bontà dell’idea, se non per il successo della newsletter certamente per la mia salute di mente. Potrei chiamare la rubrica proprio così, “A bocce ferme”. Chissà.
Veniamo a cose più cogenti, ovvero come promuovere la newsletter e come scrivere di quel che più ci preme: i dischi.
Siamo in una fase che trovo carica di speranze, ma difficile: l’effetto Concorde che ci teneva ancorati alle reti sociali sta venendo meno, i social stanno morendo e ne gioisco con ululati e giubilanti strida degne dell’Homo Selvadego. Ma nel mentre, che fare? Oggi la newsletter è collegata a un profilo su Instagram di cui non faccio nulla, a uno su Mastodon che non ha portato a niente (molto probabilmente perché non lo so usare) e a uno su Facebook, dove ho molti più contatti che in qualunque altro posto, da cui comunque non spremo più di così, per non dire del fatto che non mi va più di starci (chi mi segue ed è mio contatto in tale bolgia sa che la mia bacheca personale è ormai interamente all’insegna delle pifferate). Sto pensando di migrare su Reddit, per un mero criterio di esclusione (proseguendo le condivisioni faccialibresche perché mi costano poco, per carità), ma non so se sia una buona idea. Anche Pinterest potrebbe dar frutto, condividendo le copertine? Solo per un fatto di stile lascio implicito che sono aperto a suggerime— ops!
Quanto allo scrivere dei dischi, ho fatto una serie di considerazioni che convergono su un problema: in sintesi, il taglio attuale non va bene. Un po’ perché affiora una meneghinità che nemmeno pensavo di avere e scrivo denso, credendomi un Carlo Emilio Gadda o un Giorgio Manganelli in centoventottesima e lowbrow, percepisco insomma di andare somministrato a dosi moderate. Inoltre è poco consultabile, e forse soverchiante, una newsletter con tre dischi schiaffati in fila, relative incorporazioni per sentirli e sfilza di video (che potrei anche contestualizzare con due parole, perché no?). Ma quel che è peggio, non sono uscito spesso quanto avrei voluto e dovuto perché attaccare a scrivere una nuova uscita mi fa fatica: non scriverla, si badi (per quello faccio anche notte senza quasi rendermene conto), proprio partire. E incide, credo, che aspettare di aver sentito tre dischi eterogenei per farlo mi smorza l’entusiasmo, che peraltro mi ha sempre fatto difetto per indole. Senza contare che giova alle nuove iscrizioni uscire spesso, e voglio più iscrizioni.
Insomma, l’antifona è chiara: d’ora in poi, in linea di massina, dedico ogni uscita a un solo disco. Di alcuni posso avere poco da dire, e allora ok, in quel caso metterò il parere da parte e, raccoltone qualcuno, mi concederò un’uscita con più segnalazioni: magari per affinità invece che per contrasto, e magari senza scriverne separatamente, ma in una sola tirata. Mi sembra la cosa migliore per creare un flusso che più o meno è sempre venuto a mancare, e per pubblicare di più. Inoltre, è possibile che mi svincoli più facilmente dal dover coprire delle novità o delle uscite comunque fresche, il che a volte mi va stretto. Dopotutto, mi sono imbarcato in questa cosa a partire da delle segnalazioni su Facebook, in cui volevo restare in poche righe; accorparle nel momento in cui le trasferivo in una newsletter aveva ancora senso. Ma poi mi è presa la mano, e devo tenerne conto.
Resta l’ultima rubrica: le mie avventure documentate sotto l’insegna di Piffero Reportage. A questo proposito, segnalo che è imminente (10 settembre) il concerto a Milano di James Yorkston e Nina Persson con la Second Hand Orchestra, di cui elogiai a suo tempo il disco The Great White Sea Eagle. Si terrà al BASE, zona Porta Genova, alle 21.30. Che vengano in Italia almeno alcuni dei personaggi di cui vi narro è un balsamo per l’anima, e conto di esserci: se mi volete incontrare, pensateci. Ad ogni modo, se andrò riporterò.
È tutto, alla prossima! se tutto va bene presto, anche perché le nuove uscite premono. Per qualunque osservazione su questi miei propositi, sapete dove trovarmi.
Bentornato con un editoriale! Bella la rubrica A bocce ferme, sicuramente più interessante che parlare delle immancabili polemiche che ogni film si porta dietro per farsi pubblicità. Bene anche la newsletter dedicata ad un singolo disco se ti porta a farle più volentieri