Piffero Roundup #5: novità dall'8 al 14 dicembre '23
Spell Songs, John Smith, Katherine Priddy, The Dead South, Marry Waterson & Adrian Crowley, Simon Jones, Julie Abbé, The Little Unsaid e un omaggio a Shane MacGowan
Mi aspettavo che ci fosse poco da dire con l’anno che volge al termine; ma evidentemente mi sbagliavo.
Per cominciare questo nuovo appuntamento riepilogativo, non posso esimermi dal mostrare un po’ di canzoni tratte dal funerale di Shane MacGowan dell’8 dicembre. La cerimonia si è svolta con rito cattolico nella chiesa di S. Maria del Rosario a Nenagh, contea di Tipperary. Nenagh è la cittadina più prossima a Puckhaun, dove nacquero i genitori di Shane — il quale a sua volta è nato in Inghilterra (cosa fondamentale per capire la sua poetica e la natura dei Pogues, che raccontavano la condizione degli irlandesi sradicati e hanno sempre avuto una formazione mista, propriamente anglo-irlandese. Per non dire del fatto che il gruppo ha cominciato calcando la scena londinese).
Sul fronte omaggi canori abbiamo, ovviamente, Fairytale of New York, ottimamente eseguita da pezzi grossi come Glen Hansard e Lisa O’Neill. I Pogues nella formazione attuale, con Spider Stacy come cantante, eseguono il tipico tradizionale d’addio The Parting Glass. Seguono Imelda May, Michael O’Rourke e Liam Ó Maonlaí con You’re the One, canzone romantica molto classica che Shane scrisse insieme a Michael Kamen e incise con Máire Brennan per la colonna sonora del film del 1995 Circle of Friends (uscito in Italia come Amiche). Infine, Nick Cave omaggia chi gli è superiore (coff coff) con A Rainy Night in Soho.
Ci sono novità su vari fronti di cui vi ho parlato dei precedenti appuntamenti, a proposito di dischi in uscita. Si comincia con un altro brano tratto da Gifts of Light, disco dal vivo degli Spell Songs, la notevole Bird of the Blizzard a cura di Julie Fowlis. Si prosegue col lyric video del nuovo brano di John Smith, The World Turns; e con un nuovo singolo di Katherine Priddy, Does She Hold Like I Did?, dall’enfatica e non del tutto attesa matrice Western (preferisco di netto il singolo prima, ma tant’è), sempre tratto da The Pendulum Swing in uscita l’anno a venire. Vi lascio anche il link al primo Piffero Roundup, in cui vi dicevo di costoro.
Nuovo pezzo e video (stavolta dal vivo) da The Dead South, la stoppatissima e dai toni sorprendenti A Little Devil, sempre tratto dal disco Chains & Stakes in uscita. In calce, link al precedente appuntamento.
La dinastia familiare dei Watersons continua con Marry Waterson, figlia di Lal. Stavolta la figlia d’arte collabora con l’ibernico Adrian Crowley per un disco folkeggiante in uscita il prossimo marzo, Cuckoo Storm. Per ora abbiamo solo un pezzo, Watching The Starlings, dai toni trasognati e vagamente Caveiani, segnato dal recitativo di Crowley.
Sempre in campo folk isolano è di ritorno Simon Jones, membro degli ottimi Harp & A Monkey, di cui è in uscita il secondo disco solistico (!) Call Off The Dawn, un misto di tradizionali e brani originali che, come il precedente How Things Work, è attraversato da un sensibile filo conduttore: stavolta il tema è quello della mortalità e dei gesti apotropaici. Qui di seguito il nuovo singolo, la tetra e dinamica I Thought I Saw A Bird, e il link a quando vi raccontai di Jones e di How Things Work.
Tra i tanti ritorni in preparazione anche quello di Julie Abbé, di cui è in uscita la prossima primavera il nuovo disco Out of the Ashes — il cui destino era legato a una raccolta fondi che ha avuto evidentemente buon esito. La Abbé è britannica per adozione ma francese per origine, e tre anni dopo il bellissimo Numberless Dreams, raccolta di tradizionali anglo-ibernici intervallati da interpretazioni di Yates, ci sorprende in questo nuovo singolo Lanternes d’Or, in cui sembra voler accelerare in un’altra interessante direzione ormai da tempo delineata nel folk d’oggi: la riscoperta di quel che vi è di francese nel materiale isolano, con un brano da music hall interamente in lingua d’oui. Davvero interessante.
Un lungo di chiusura con un po’ di melanconia d’inverno, grazie a un’esibizione acustica dal vivo della one-man band The Little Unsaid, al secolo John Elliott, che se seguite la scena indie rock conoscete anche meglio di me.