Piffero Roundup #6: novità di inizio '24
Andy the Doorbum; Dichos Diabolos & Sfere Vocali; Manu Delago & Mad About Lemon; Fire Draw Near; India Electric Co.; Murmur Mori; Nickel Creek; Lizzie No, The Sixteen e un po' di ritorni
Rieccoci! Spero siano state buone feste, e che quest’uscita possa allietarvi nel ritorno alla routine. Roundup ricco di musica colta, come vedrete scorrendo, e povero di vere novità sul fronte folk e popolano; com’è normale a inizio anno del resto.
Cominciamo tuttavia con un podcast: dopo parecchio tempo esce l’episodio LII di Fire Draw Near, esplorazione nel repertorio tradizionale a cura di Ian Lynch dei Lankum, e uno dei migliori podcast a tema folkeggiante che si possano trovare. Questa puntata è dedicata interamente alla memoria di Shane MacGowan, con diversi classici dei Pogues (quelli tratti da Rum, Sodomy & The Lash sono riprodotti leggermente accelerati, problemi col vinile suppongo), cover illustri (fra cui la Kitty di John Francis Flynn che vi avevo proposto anch’io), divagazioni e un pezzone da Andy the Doorbum, degno esponente dell’impareggiabile scuderia di Rough Trade, tratto dal suo ultimo, ottimo Of Tears, No Amount Can Quench Mouths Maimed by Drought. Da non perdere anche la conversazione tra Mick Moloney e Frank Harte sulla natura della tradizione e sulla nuova ondata di strumentalismo nel repertorio trad di cui Shane e coevi furono alfieri. Ve lo giro via Soundcloud seguito dal disco di Andy su Bandcamp; è tutto da godere forte.
Cominciamo coi pezzi folk e dintorni, con un altro video da Honey & the Bear, il duo nonché coppia composto da Jon e Lucy Hart. Il pezzo, Over Land Over Sea, è tratto dall’ultimo Away Beyond The Fret ed è assai più interessante e sofisticato del precedente Dear Grandmother, raccontando in toni melanconici la vita dell’equipaggio di una nave impegnata nella consegna oltreoceano di motori nautici.
I Nickel Creek stanno rilasciando un po’ di versioni dal vivo dei brani tratti dal loro ultimo, ottimo Celebrants (uscito dopo ben nove anni dal precedente!), registrati nello studio The Current. Vi lascio a Where The Long Line Leads, a Holding Pattern e all’appuntamento in cui vi ho detto di questo bel discone.
Sempre in ambito live, Anna Mieke ci propone un fascinoso arrangiamento della sua Red Sun, tratta dall’ultimo, ottimo Theatre. Vi lascio al video e alla volta in cui vi ho detto del disco.
Nuovo singolo da Sarah Jarosz tratto dall’ormai imminente Polaroid Lovers, prodotto da Daniel Tashian e in uscita il 26 gennaio. Confermo sostanzialmente l’impressione tiepida datami da un disco sicuramente ben fatto ma anche molto teso a rassicurare un pubblico country di cui non posso dire di far parte. Aspetto che Sarah trovi nuovamente modo di autoprodursi e creare qualcosa che segua il solco del precedente, e ben più notevole, Blue Heron Suite.
Sempre tra i ritorni con un disco in uscita, riecco Fabiano do Nascimento & Sam Gendel con un altro pezzo dal loro The Room, esplorazione un po’ cameristica (eh be’) di repertori popolari da un po’ tutta l’America Latina. Affascinante questa Poeira dai toni brasileri, anche se preferirei forse un’esecuzione con più mordente. Stiamo a vedere. Anche questo disco esce il 26 gennaio, per la Real World.
In campo novità folk, dicevamo, non c’è molto. Ma si segnala senz’altro il nuovo singolo di Lizzie No, al terzo disco già esponente di spicco della nuova generazione di Americana; di questa Annie Oakley (sull’omonima artista circense che lavorò con Buffalo Bill) si apprezzano le striature indie rock. Halfsies è in uscita il 19 gennaio.
Manu Delago, percussionista e compositore originario di Innsbruck, torna a febbraio con un nuovo disco, Snow From Yesterday, in collaborazione col trio di voci femminili Mad About Lemon. A quanto pare l’idea è quella di un concept sull’acqua come rappresentazione degli stadi della vita e dei legami; di questo primo Paintings on the Wall mi prende bene il colore da pop tristanzuolo, come un Peter Gabriel mitteleuropeo, che sembra pretenziosetto sulle prime ma alla fine, per restare in tema, scorre. Il disco esce a febbraio.
Ultimo ritorno folkeggiante per questa tornata, una versione live di After the Flood di India Electric Co., il duo sofistifolk di Manchester che sono tra i pochi esseri umani al mondo a cui posso perdonare lo hipsterismo incipiente. Un’altra ballatona struggente delle loro, di gusto molto inglese e quasi genesiano, da cui sono preso meglio di quanto, forse, il mio intelletto vorrebbe. L’arrangiamento proposto è per soli piano e voce, diverso da quello di studi. Il disco Pomegranate esce in primavera, a inizio aprile.
Tempo di passare alla musica colta, e segnatamente antica. Lo splendido ensemble spagnolo Dichos Diabolos si unisce al quintetto vocale compatriota Sfere Vocali per il nuovo progetto incentrato sulle Canciones y villanescas espirituales di Francisco Guerrero, maestro della polifonia cinquecentesca di Siviglia. Spero la cosa si traduca, finalmente, in un’uscita discografica. Per ora c’è da godere questa gemmina natalizia, Pues la guía de una estrella.
L’ensemble vocale Stile Antico ha presentato per Natale l’ultimo pezzo di William Byrd della sua rassegna, Rorate caeli desuper. Vi lascio al video con la presentazione e l’esecuzione di ormai due anni fa, nonché all’appuntamento in cui vi raccontai del loro The Golden Renaissance: William Byrd.
Tra le voragini (ché son qualcosa più che buchi) dell’appena trascorso anno newsletterato (?) c’è senz’altro Sirens’ Song, ultimo disco del già leggendario ensemble vocale britannico The Sixteen diretto da Harry Christophers. Il disco si incentra sul genere della partsong, materiale cioè composto per sole voci su testo profano o comunque lontano dalla liturgia, spesso poesie vere e proprie. Le composizioni sono tardoromantiche o contemporanee, e abbiamo così, appunto, Siren’s Song di Elizabeth Maconchy su versi di William Browne, le Eight Partsongs di Charles Villiers Stanford su poesie di Mary Elizabeth Coleridge, Imogen Holst su versi di Keats (Welcome Joy and Welcome Sorrow), Gerald Finzi che si cimenta con Seven Poems of Robert Bridges, The Long Day Closes di Choley musicato da Arthur Sullivan, e non può mancare Sua Maestà Vaughn Williams alle prese con Silence and Music, su versi della moglie Ursula Wood. È uscito qualche giorno fa un video dell’esecuzione di The Long Day Closes e ve lo propongo insieme al disco intero via Spotify, ché non posso lasciarvi più a lungo privi di tanto bene.
In chiusura di questa rassegna, vi lascio con l’ensemble tutto italiano Murmur Mori, che sta rilasciando in video singoli i brani tratti dal loro ultimo, bel disco Canzoneta, Va!, su repertorio e forme trobadoriche. I video sono tratti dal filmato della registrazione del disco, avvenuta in presa diretta nell’Abbazia di Morimondo. Vi lascio al video de La Tramontana, brano originale per organo portativo scritto ed eseguito da Silvia Kuro, e al link alla scheda del disco in cui vi dico di più.
Bene, di cose per allietarvi la settimana post-epifanica direi che ce ne sono — com’era prevedibile, in seguito al collasso della mia routine mi sono ridotto all’ultimo a compilare la lista. Vi aspetto con la prima scheda singola dell’anno, che dovrei sapervi proporre venerdì pomeriggio. Alla prossima!