Editoriale di primavera + Piffero Playlist 04/04/25
Qualche cambiamento in vista, e a seguire una selezione goticheggiante
Nella rubrica Piffero Playlist vi propongo via Spotify una selezione di brani scelti tra: gli ultimi dischi presentati, i dischi che non sono stato in grado di coprire a suo tempo, nuovi singoli prima o dopo la loro presentazione sulla newsletter, varie ed eventuali per associazione o a sentimento.
Stavolta, per iniziare, un editorialino piccino.
Dopo un marzo particolarmente intenso in termini di pubblicazioni e che ha visto l’introduzione delle Playlist del Piffero, è tempo di tirare qualche somma. Sono molto contento e soddisfatto della produzione — e sono arrivato un po’ lungo giusto per via di un fine settimana interamente occupato da altro — e le playlist mi paiono complessivamente un successo, nel mio piccolo. Un po’ però i ritmi iniziano a sembrarmi non abbastanza rilassati per quel che mi piace, e soprattutto, uno sguardo ai dati fornitimi dalla piattaforma (che non so analizzare sistematicamente nemmeno per salvarmi la vita, sia messo agli atti) mi fa pensare di aver messo troppa carne al fuoco e che voi, mio gentile pubblico, abbiate stentato a starci dietro. Dopotutto ha senso: molti autori di successo mandano anche tre o quattro mail la settimana; ma si tratta di articoli compresi in sé stessi, che si leggono e si mettono via. Io fondamentalmente lascio musica da sentire, la cosa è più impegnativa, e debbo tenerne conto.
Bene quindi l’aggiornamento due volte a settimana e voglio proseguire, ma cambio la formula: le playlist diventano settimanali, sempre sul finire, mentre l’inizio di settimana vedrà un aggiornamento afferente a una delle altre rubriche. Magari mi riserverò di addensare un po’ i riepiloghi, vedremo.
Contestualmente farò playlist un po’ più corte — una quindicina di brani, uno più uno meno, e via. Per aprile resto così e vediamo come va. Come sempre fatemi sapere attraverso i canali che sapete.
Altra cosa veloce: non ho completamente perso le speranze che là fuori ci sia un social da cui possa cavare qualche frutto, e così ho riesumato l’account su Bluesky, dove lascerò gli aggiornamenti della newsletter e qualche condivisione. Sono consapevole che è una piattaforma ancora piccola e, soprattutto, dal forte orientamento politico (laddove io tenderò sempre a un relativo disimpegno — né credo sia così intollerabile il mio desiderio di tornare al Dugento, ovvìa); ma è anche in crescita e dà adito a pensare che si regga su algoritmi più a misura di utente e delle sue esigenze. Pensandoci e ripensandoci, e senza nemmeno aver mai davvero bazzicato Twitter, direi che vale un tentativo. Se ci siete, vi invito a seguirmi anche lì.
Senza porre altro tempo in mezzo andiamo alla playlist, che in omaggio all’articolo monografico sui Cure andrà un po’ su territori goth e oscuri — perfetto per la primavera, no? Dopotutto i fiori sono anche per le tombe —, ma sempre variegando.
Vi lascio quindi con: Cinder Well & Jim Ghedi; Coro I Piccoli Cantori di Milano; The Cure; Dead Can Dance; Landless; Mountain Mirrors; ØXN; Peter Knight’s Gigspanner; Whiskey Shivers.
Per il repertorio colto: Delia Derbyshire; Daniel Norman e Sholto Kynoch eseguono Schubert, La Compagnia del Madrigale esegue Carlo Gesualdo, Christina Pluhar e L’Arpeggiata eseguono Stefano Landi.
Di seguito la playlist incorporata, i link agli scorsi aggiornamenti e i consueti bottoni per la condivisione. Buon fine settimana e alla prossima!
Songs of a Lost World — The Cure
Stavolta mi cimento in un post monografico un po’ diverso dal solito — non proprio elogiativo, e su un disco rock (filone che non tratto spesso). Ma molto standard in una cosa, ovvero l’essere fuori tempo massimo. Comunque.
Piffero Roundup #28
Piffero Roundup è la rubrica con cui tengo il passo delle musiche che ci interessano, raccontandovi un paio di dischi e qualche brano singolo di recente uscita.