Piffero Roundup #25
Anna B Savage; The Curious Bards; Rhiannon Giddens & Justin Robinson; Varo & Alannah Thornburg; Finnegan Tui; Lemoncello; Lisa Knapp & Gerry Diver
Piffero Roundup è la rubrica con cui tengo il passo delle musiche che ci interessano, raccontandovi un paio di dischi e qualche brano singolo di recente uscita.
Approfitto subito per segnalare a chi se lo fosse perso che ho esordito di fresco con la nuova rubrica dei Libri del Piffero (cliccate!), raccontandovi del fondamentale Come ascoltare la musica di Aaron Copland. Ma ora cominciamo.
Questo disco lo devo a una segnalazione, che per inciso vi invito a fare senza paura. Nulla sapevo della pur blasonatissima Anna B Savage di Londra, dal momento che si muove per lo più in un territorio indie che non ho ancora trovato il modo di seguire con un minimo di continuità senza, per dirla in gergo tecnico, farmi due palle così (dura la vita del folkettaro!). Una volta tanto devo dire che è un peccato, ma per fortuna si può sempre ricuperare.
Anna propone un cantautorato dominato dalla chitarra e da una voce da contralto scuro (e chi mi segue sa che questo porta subito alcune migliaia di punti in più nel mio giudizio), tendenzialmente sommesso e umorale. Parliamo qui del disco fresco di quest’anno, il suo terzo: You and i Are Earth prende le mosse da un trasferimento in Irlanda e dall’amore per un uomo di cui ci sono lasciati solo vaghi contorni, ed è una “lettera d’amore”, a partire dalla sua durata condensata — tutto è concluso in una mezz’ora abbondante, il che ci piace.
L’atmosfera è terrea, distesa e speranzosa, sanamente reazionaria oggidì, forte di arrangiamenti in genere tenui, ricchi in note lunghe, ritmiche funzionali e commenti strumentali altamente variabili, della voce di Anna sempre in primo piano e di uno sviluppo dei brani intrecciato e mai esplosivo: dovendo ricorrere a paragoni inesorabili con alcune Grandi Vecchie, la vocalità così scura fa pensare naturalmente a June Tabor, ancorché in meglio (sono uno di quelli che ha un problema con June Tabor, confesso); ma la proposta nel complesso mi rimanda piuttosto — scansatevi ché sgancio la bomba — alla grande e (in)dimenticata Judee Sill, e non è cosa da nulla. Tra i brani si segnalano Lighthouse, piacevolmente settantiana e coi gabbiani, la dolcemente contrappuntata Donegal con cori e sostegno pianistico, e una Mo cheol Thú dai sentori baroque pop. Da non perdere poi Agnes con la partecipazione di Dama Anna Mieke (ve ne dissi a proposito del suo bellissimo Theatre) che dà il suo tocco tenuamente mediterraneo, e bella davvero la title track con poliritmo spiccato e timpani rombanti, per una conclusione di ariosità sorprendente. Insomma, mi scuso di nuovo per la mia ignoranza, Anna spacca e il disco mi ha preso proprio bene. Vi lascio al disco via Bandcamp e ai bei video con Anna nel suo locus amoenus con le mani tinte di indaco, o almeno così mi pare.
Per i tipi della Harmonia Mundi torna l’ensemble The Curious Bards, la formazione franco-tedesca basata a Vézelay di cui vi dissi a proposito del precedente & sorprendente Indiscretion un po’ di tempo fa.
In questo nuovo Sublimation, Alix Boivert e soci recuperano alcune danze e canzoni scandinave del secolo decimottavo, caratterizzate da influenze gaeliche. L’occasione è ghiotta per proporre strumenti come la nyckelharpa, delizioso ibrido svedese tra violino e ghironda, e lo hardingfele, antenato norvegese piuttosto prossimo dell’oggi più noto hardanger, il fiddle con doppia serie di corde che si sta facendo strada nel folk odierno. Per alcuni brani cantati si presta la mezzosoprano greca Ilektra Platiopoulou. L’incalzante esecuzione dei brani è spiccatamente moderna e può far storcere il naso a qualcuno, nondimeno il repertorio è delizioso e ricco di sorprese, soprattutto di una calorosità e di un dinamismo che il folk scandinavo più recente, almeno alle mie orecchie, troppo spesso stenta a esprimere. Dovendo segnalare dei brani, struggono Konung Eric och Spåkvinnan e Huldra å 'en Elland, sorprendono per modernità e compiuto afflato celtico le Polsdans, incalza la Pollonoise No. 9; ma il disco è da gustare per intero. Ve lo lascio su Spotify assieme al video di presentazione in cui l’ensemble esegue Konung Eric och Spåkvinnan.
Passiamo ai brani singoli e iniziamo con una grassa novità: il prossimo ritorno della Dea del Bluegrass, Rhiannon Giddens!
Dopo il bel You’re the One, sontuoso ritorno in carreggiata a base di brani originali e produzione ricca, Rhiannon si riunisce a Justin Robinson — compagno d’avventure ai tempi dei Carolina Chocolate Drops — per qualcosa di completamente diverso: una raccolta di tradizionali della Carolina del Nord tutti a base del banjo di Rhiannon e del fiddle di Justin, e registrati all’aperto con accompagnamento di suoni della natura, cicale comprese. Il primo singolo è l’incalzante Hook and Line, dal repertorio di Joe Thompson, registrato proprio dirimpetto alla sua vecchia casa. Il disco si chiama What Did the Blackbird Say, promette di essere un interessantissimo ritorno alle radici, ed esce il 18 aprile per i tipi della Nonesuch. Attendo trepidante.
Colmo di gioia, annunciavo due riepiloghi fa il ritorno delle Varo col loro attesissimo disco di collaborazioni, proponendovi il bellissimo singolo Red Robin registrato con Alannah Thornburgh. Ho il piacere ora di proporvene una versione live realizzata per la RTÉ Radio (la radio nazionale ibernica), a cura di John 'Spud' Murphy. Per il disco finito, The World That I Knew, abbiamo una data: il 9 maggio, e spero che non mi schiacci la sindrome dell’ultimo miglio mentre lo aspetto.
Tornando in tema cantautori di stanza a Londra, segnalo il nuovo brano di Finnegan Tui, giovanissimo artista neozelandese con all’attivo l’EP Zephyr e alcuni brani isolati che non so se intenda raccogliere. La scheda di presentazione sembra indulgere molto nel presentarcelo come un ragazzo prodigio, e in questa Fuel on the Fire odo sicuramente competenza, con un brano che entra sottopelle forte di un’elettronica appena accennata, che non disturba l’accompagnamento chitarristico, e a pennate elettriche al sapore di Naughties. Non sono convintissimo invero, ci sento un melanconismo un po’ facile e uno stile ancora in via di definizione; ma l’ecumene folkettara è mediamente impressionata e penso che il brano meriti la segnalazione.
Il video è uscito un po’ di tempo fa, durante il lungo iato della newsletter, ma ci tenevo comunque ed eccoci qua: la bella versione di Lagan Love, un po’ recitativa e diversa dal solito, delle Lemoncello, il duo dublinese del cui esordio omonimo vi dissi a suo tempo.
Chiudiamo questa rassegna tutta folk con un bel pezzone: il secondo singolo da Hinterland, l’ormai imminente e promettentissimo disco di Lisa Knapp & Gerry Diver. Dopo il fantastico tradizionale arrangiato Hawk & Crow che vi avevo fatto sentire un po’ di tempo fa, tocca a un pezzo originale: Train Song riproduce appunto un viaggio in treno, con un testo che elenca scampoli di paesaggi e di pensieri e un arrangiamento che accumula suoni e rumori su una ridondante base percussiva — a una certa sembra entrare in gioco uno yangqin, il salterio cinese, o comunque qualcosa che ci somiglia parecchio. Catturante. Il disco esce ufficialmente il 6 marzo, e sarà mio piacere farvelo assaporare.
Bene, abbiamo finito. Vi aspetto con… ho deciso cosa solo al 90% di probabilità, quindi lascio la sorpresa. Alla prossima!
Una domanda un po' sciocca, che magari ha una risposta come "fatti i cazzi tuoi, ma che vuoi".
Hai mai pensato di fare delle playlist settimanali delle canzoni/album di cui parli?
Secondo me sarebbe interessante (e posso metterle sulla macchina :D)