L’idea di fissare le uscite a una la settimana il lunedì è da rivedere appena dopo il suo annuncio: mi sono accaparrato infatti i press kit di due dischi che usciranno il 27 settembre, quindi devo far uscire le anteprime a strettissimo giro perché siano tali. Bene così, la cosa mi aggrada e attenua un po’ il mio dispiacere per aver postato assai meno di quanto avrei voluto nei mesi scorsi.
Si tratta di due dischi di cui vi avevo già detto in precedenti roundup, e oggi cominciamo col primo di cui ho ricevuto il materiale: Start Close In delle Rheingans Sisters, il folkissimo duo rosso di Sheffield composto da Rowan e Anna Rheingans, che ho potuto sentire per intercessione di Rowan in persona. Il disco è autoprodotto in seguito a una campagna di crowdfunding, e rappresenta un seguito ideale al celebratissimo Receiver del '20, una messe di variazioni sul folk isolano in corteggiamento di forme scandinave e francesi e con alcuni inserti jazz (frutto della collaborazione con la sassofonista Rachael Cohen) che a suo tempo mandò in visibilio la stampa specializzata (mentre io non ne dissi affatto, non avendo all’epoca ancora esordito come scribacchino musicale — sebbene non mancai di segnalarlo nei riepiloghi su Facebook che ero uso fare allora).
Avevo già scritto più che qualcosa nei due ultimi riepiloghi, a proposito dei due singoli Devils e Drink Up, ma vale la pena ripetersi per estendere: la produzione di Start Close In — titolo in inglese eterodosso tratto da una poesia di David Whyte che invita a gesti di riavvicinamento al prossimo — è affidata a Adam Pietrykowski, compositore di stanza a New York che ha già avuto molto a che vedere con la nuova scena folk del nord — è stato coinvolto nella produzione dell’ottimo tender delle Lady Maisery, in cui milita Rowan; e ha sotto la sua ala il contrabbassista francese Toby Kuhn, membro degli Old Salt e autore, insieme a Hannah James (anche lei nelle Lady Maisery, come si intreccia tutto!) di quel gran pezzo di disco folk che è Sleeping Spirals.
Cosa abbiamo dunque qui? Non è presto detto: un folk certo minimalista — le sorelle suonano da sole, salvo inserti di organo da Pietrykowski e di sassofono da Daniel Thorne — ma energico, eseguito come fosse dal vivo e condito di drone, forme di danza, rumorismo pulsante alla John Cale (col violino di Rowan che tiene sovente bordone alla maniera norvegese) e musica da camera — quest’ultima nella forma soprattutto del brano di chiusura Purcell’s, arrangiamento di una danza del grande Henry Purcell. Ma andiamo con ordine.
Si comincia con quello sfolgorante singolo che è Devils, variazione sulla vecchia ballata The Devil And The Farmer’s Wife ispirata alla versione di Frankie Armstrong, che vede la moglie del fattore rapita dai diavoli cavarsi d’impaccio da sé. Colpiscono le pulsazioni irruente realizzate da Anna percuotendo un tambourin à cordes — una cetra con cassa armonica — debitamente riverberato, per un brano con sentori di poliritmia, teso e densissimo, reminiscente alle mie orecchie degli Steeleye Span storici di Parcel of Rogues. Le stesse tecniche tornano a metà disco nel singolo Drink Up, al servizio di una giga concitata e apocalittica, ballabile eppure vagamente ansiogena (complici le frequenze distanti del tambourin e di un’acutissima e dissonante flabuta), sulle gioie estemporanee che mascherano la paura del futuro, su una convivialità precaria così caratteristica dell’oggi — un brano formidabile, con cui sono fissato da giorni. Il tema dell’emancipazione femminile riappare in un singolo meno sperimentale e più rilassato: Un Voltigeur, cantata in francese, parla dell’amore come giardino da curare, ed è una bella canzone lenta tratta da un brano a cappella dei Pirenei. Si Sabiatz Drolletas è una bourrée chantée del repertorio di Louise Reichert che invita a restare scapoloni al ritmo dello scacciapensieri e del tambourin suonato ad arco di Anna. Le canzoni si chiudono con Old Neptune, contemplazione sul mutamento e il tempo che passa dominata dal banjo; e Over and Over Again, in cui il titolo è anche tutto il testo — un refrain ripetuto da Rowan al suono della sua chitarra elettrica liquida in un brano lento e dimesso, che rimanda alla melanconia indotta dalla reiterazione di cattive notizie dal mondo.
Non possono mancare gli strumentali: i brevi inserti nordici di Brädmasch e Livet Behöver Inga Droger; lo hornpipe in tempo dispari The Great Devil / Mr. Turner's Hornpipe; la danzereccia Shade Chaser con sentori di Québec; e la suggestiva Marche à la Cabrette, suonata in apparente trance con uno stile violinistico fischiato che mi ha rimandato a Caoimhín Ó Raghallaigh e al suo hardanger. Il tutto a comporre un carosello vertiginoso, forse anche a spese della compattezza e della coerenza dell’insieme, ma vivo, pulsante, ingegnoso, sfumato — e bello, bello, ancora bello. Un disco anche superiore a Receiver, e un invito a respirare, bere, pensare e dormire folk per salvarsi dal buio (e rifarsi il palato per buona misura).
Ricordo che il disco esce il 27 settembre; lascio il collegamento a Bandcamp da cui, fino a quella data, si posso sentire Devils, Un Voltigeur e Drink Up, nonché prenotare il disco. In coda ripropongo il bel video concitato di Drink Up, girato da Sam Wisternoff degli SJ Esau. Alla prossima, che dovrebbe essere presto.
Like al volo anche per la canzone che hai condiviso su YouTube. Mi è entrata in testa. Terrò d'occhio bandcamp!